Rimaniamo sdraiate senza parlarci ancora
se dovessimo scambiarci un sussurro
che sia qualcosa che solo noi sappiamo.
Chiamami con un altro nome che scegli
parlami di magia e di come mi vedono i tuoi occhi
voglio soltanto assicurarmi che ti troverei
se dovessimo cercarci nella notte più remota
ai confini ultimi del mondo.
Che t’abbia ancora come adesso tra le dita
nel filo sottile dello sguardo e del sogno
che tra noi ci sia distanza d’un passo
e nessun bisogno di voltarsi
nel tirarci fuori dagli averni della vita.
Euridice (A mia sorella)
di Serena Quarti (San Donato Milanese, MI)