Ho abitato una casa di vento
fra i cumuli di incompiutezza
ho abitato la mia obiezione
all’esistenza
la contrapposizione
all’essere parvenza.
Ho abitato in un armadio a tre ante
la specchiera dischiusa
sui sogni e ideali svaniti
ad adombrare la via racchiusa.
Ho abitato dentro cornici vuote
ricordi
a cui ho appeso la speranza
come vecchi pastrani sull’attaccapanni
a rammentare color che li hanno animati.
Ho dipanato al sole le mie parole
perché asciugasse le reti
in guizzi vivi di quiete.
Ho cercato spazi tra terre emerse
in cui crescere narcisi e calendule
sui deserti invecchiati del mio esistere.
Ho sognato di essere una donna migliore
a cui raccontare dimentichi desideri d’amore.
Ho abitato il vento
e forse ora non ho più dimora
che il sibilo tra le pietre
in questo mucchietto di ossa
che qualcuno vorrei raccogliesse
e al mare, che persevera il divenire,
restituisse come frammento al suo creatore
quando ad arrendersi
sarà il fremito del mio cuore.
Il fremere del mio cuore
di Luisa Di Francesco