La polvere e i mattoni rotti ci sono solo da qualche anno in quella casa, anche se quel giorno mi è sembrato tutto diverso. Non erano i soliti mattoni e nemmeno la solita polvere. La casa è in Church Square, a Monaghan subito prima di North Road. Prima era una casa normale. Sotto c’era il bar e la Gracen Co. Non so cosa fosse la Gracen Co., ma so che mia madre ci andava spesso. Ed era lì quando tutto è esploso. C’era anche Connor, mio fratello grande. Mille volte ci sono venuto a giocare in questa casa distrutta. Di solito i muri sono tutti neri e c’è puzza di plastica bruciata. Eppure quel giorno mi è sembrato tutto diverso. Quando sono entrato mi è parso che la puzza di plastica non si sentiva più e tutto mi è sembrato grigio come la nebbia. Mi è sembrato tutto così strano. Eppure, dico, appena sono entrato, era tutto normale. Tutto come al solito. I mattoni rotti. Quei rami di ferro che escono dai pilastri neri. Le pareti nere. Mi è sembrato come essere in un batuffolo di zucchero filato. Ho visto tutto un po’ bianco. Era così poco prima di quello che è successo. Poi mi è sembrato di sentire un rumore e quindi che cos’è che ho fatto? Sono andato a vedere. Io? Pazzo! E se era un topo? A me i topi mi fanno paura. Comunque sono andato a vedere. Mai sentito tanto coraggio nella mia vita. Oddio c’ho undici anni, non è che ho vissuto chissà quanto. Però, effettivamente ho avuto coraggio. Per la prima volta. E se fosse stato un topo? Tsh! Chi se ne frega! mi sono detto. Mi sono affacciato da dietro una trave di cemento spezzata e ho visto qualcosa che si muoveva. E non era un topo. Sì proprio così, non era un topo. Ma allora cos’era? Dapprincipio non riuscivo a capire bene, poi mi sono avvicinato e l’ho visto: era un cosino curioso, una specie di nano da giardino. Aveva un panciotto verde, il cappello lungo e rosso e un naso a patata molto grosso. La cosa più grossa che aveva quella specie di gnomo. Stava trafficando con una pentola di rame. Una di quelle panciute. Il fumo gli saliva su per il cappello. Aveva degli occhietti piccoli tutti neri. Cioè senza il bianco. Era tutto indaffarato a girare con un grosso mestolo una specie di brodaglia puzzolente e poi mi ha visto. Mi ha guardato per un sacco di tempo e ogni tanto chiudeva e apriva gli occhi. Si è girato a guardare a destra, poi a sinistra e alla fine mi ha guardato un’altra volta.
Ha reclinato la testa e mi ha detto: Tu che ci fai qui?
Allora io gli ho detto: Guarda che io qua ci vengo tutti i giorni!
Il nano ha storto la bocca. E che ci vieni a fare tutti i giorni in questo posto?
Be’, vede, cioè io… io qua ci vengo a… giocare.
Ah, ci vieni a giocare. Mi ha fatto lui annuendo, poi ha aggiunto. Bravo. Proprio bravo. Del resto, come si fa a non venire a giocare in un posto così bello?
Lo gnomo poi si è allontanato trotterellando per prendere un barattolo di gelatina rossa e poi è tornato indietro. E dimmi un po’, bambino. Mi ha detto mentre versava la gelatina in quell’intruglio colloso e fumante. Dove sono i tuoi amichetti?
Quali amichetti? gli ho chiesto.
I tuoi amici! Quelli con cui vieni qui a giocare. Dov’è che sono?
Ero un po’ imbarazzato. Non c’è nessun altro. Gli ho detto. Ci sono solo io.
Il nanetto si è tolto il cappello e si è grattato la testa pelata. Mh, ha detto, vieni qua tutto solo quindi. Qui la faccenda è seria. Poi ha ripreso a trotterellare per prendere un altro barattolo di gelatina. Questa volta l’intruglio era verde. Be’, visto che non c’è nessun altro con te, che ne dici di darmi una mano?
Una mano a far cosa?
Questo! Mi ha detto indicandomi il pentolone.
E cosa sarebbe mai quella roba, signore?
Lui ha serrato la bocca, poi ha fatto una smorfia e mi ha detto: Be’, questo è… questo è… non lo so che cos’è. Qualcuno ci fa gli arcobaleni con questo. Non io però. C’ho provato qualche volta, ma sono proprio negato. Quindi… ecco… non so cosa sia. È un intruglio e basta. Poi mi ha guardato con i suoi occhietti piccoli e ha aggiunto: Però a me sembra buono. Tu che pensi?
Mi sono affacciato sul pentolone. L’odore era nauseabondo.
Insomma, gli ho detto, a me non sembra tanto buono.
Lui mi ha guardato. Ha alzato un sopracciglio, poi si è rimesso a trotterellare verso la dispensa e ha preso un altro barattolo con della gelatina gialla.
Be’, forse perché manca un po’ di questo. Mi ha detto, e poi ci ha versato tutto il contenuto nel pentolone.
A un certo punto ho sentito degli strani rumori dietro di me. Mi sono voltato e ho visto altre colonne di fumo che si levavano tra le mura fatiscenti di quella casa. Mi sono arrampicato su un muretto e ho visto una dozzina di nani tutti intenti a mescolare con grossi cucchiai di legno in altrettante pentolacce. Qualcuno borbottava. Qualcun altro fischiettava. Altri invece, si divertivano a far roteare mestoli e barattoli colorati per aria come in un festival di giocolieri. Tutti cucinavano strane cose dall’odore orribile. Dopo un po’ il primo nanetto che avevo visto mi si è avvicinato, mi ha guardato con quei suoi occhietti neri e mi ha detto: Allora, ragazzino, mi dai una mano o no?
Certo! gli ho detto. Cosa devo fare?
Be’, mi ha indicato la dispensa. Vammi a prendere un paio di barattoli. Mi serve quello arancione e quello blu. Si è messo a rimestare la sua brodaglia e poi ha aggiunto: E visto che ci sei, portami pure quello viola.
Io ci sono andato. Gli ho portato quello blu, quello arancione e quello viola, poi gli altri nani mi hanno chiesto di portare altri barattoli di gelatina pure a loro. Verdi, rossi, blu e tutti gli altri colori. Ho aiutato tutti quanti. Mi hanno fatto andare avanti e indietro un casino di volte, poi a un certo punto mi sono sentito stanco. Ho chiesto al nano se potevo riposarmi un po’ e lui mi ha detto di farmi un bel pisolo e che se la sarebbero cavati da soli. Mi sono sdraiato sul muretto e mi sono addormentato come un sasso e mentre mi assopivo vedevo tutti i barattoli colorati e pensavo a come sarebbe stato l’arcobaleno e tutto quanto, poi mi sono addormentato e allora ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che stavo in quella casa in Church Square, a Monaghan subito prima di North Road. Quella casa che un giorno di maggio è esplosa con mia madre e mio fratello dentro. In quella casa i muri sono tutti neri e c’è puzza di plastica bruciata.
Aveva degli occhietti piccoli tutti neri
di Sergio Ragno (di Milano)