Le stelle stanotte sono meravigliose.
Sembra che ti cadano in testa da quanto sono grandi e luminose.
È uno spettacolo bellissimo.
Il mare è una tavola piatta e la notte è nera come la pece.
Ma io non ho paura del buio. Sono abituato.
Tante volte, la notte sono uscito davanti a casa per guardare il cielo, le stelle e per sognare cosa farò da grande.
A me piace sognare, ma non so ancora se mi piace diventare grande.
A me piace guardare le stelle, poi chiudere gli occhi e sognare.
C’è qualcuno che dice che si anche sogna ad occhi aperti, ma come si fa, io non lo so fare, riesco a sognare solo quando ho gli occhi chiusi.
Accidenti, guarda là, sta cadendo una stella, com’è veloce.
Cadrà sicuramente nel mare.
Mia nonna mi dice sempre: quando cade una stella esprimi un desiderio, sicuramente si avvererà.
I desideri sono come i sogni?
PARTENZA
La calma improvvisamente esplose e le voci si fecero vibranti così come i gesti.
Un uomo fece dei cenni veloci con una lampada verso il mare e dal mare arrivò un gommone.
L’uomo del gommone ululò forte: su veloci, non perdete tempo salite.
Donna sbrigati con i bambini o ti lasciamo qui. E tu vecchio, muoviti.
Via, via, presto.
Tra spinte e urla bisognava partire.
Ma perché tanta fretta.
Si sta così bene qui sulla riva e poi non sono ancora riuscito ad esprimere il desiderio per la stella appena caduta. Solo un attimo, non riesco a pensare.
L’uomo che ululava, agitò una mano ed un bastone sopra la mia testa: VELOCE, mi latrò, se non ti sbrighi ti prendo a calci o ti lasciamo qui da solo senza tua madre.
Più che il bastone mi fece paura la sua minaccia.
I suoi occhi sembravano due bracieri rosso fuoco e dalla bocca uscivano spruzzi di bava da quanto urlava forte e si agitava.
Salite veloci. Tu di qui. Voi due là in fondo. Lascia stare quella borsa non ti serve.
Via, Via …
E così, in una notte buia come la pece, in fretta e furia partimmo.
Sopra di noi anche il manto di stelle sembrava scosso dalla fretta, sbattuto.
Forse era per quello che cadevano le stelle?
BUIO
In pochi minuti la riva scomparve davanti ai nostri occhi.
Eravamo in mezzo al nulla. Al nulla più buio che mai avevo visto.
Come se un mantello nero fosse caduto sopra di noi all’improvviso.
Ma dove sono finite le stelle?
I due uomini che ci avevano fatti salire, stavano sul retro del gommone.
Uno teneva in mano il timone, era teso e scrutava con attenzione il mare nero, l’altro in piedi, fumava e controllava che tutti stessero fermi al loro posto.
Le persone salite sul gommone stavano attaccate l’una all’altra, pigiate come sardine in una scatola. Un forte odore di sudore si mescolava a quello della benzina nelle taniche sulle quali alcuni ragazzi erano seduti. C’era una tensione che si poteva tagliare con un coltello ed un silenzio innaturale.
Anche i bambini piccoli, stranamente, stavano in silenzio nonostante il fitto buio.
Il motore andò fuori giri ed il gommone si impennò come un cavallo imbizzarrito, un cavallo nero in una notte nera come la pece.
SOGNARE FORTE E BENE
Stavo vicino alla mamma, le tenevo stretto il vestito, mentre lei stringeva forte le mie sorelle una per mano e l’altra al petto.
Gli occhi della mamma erano lucidi e guizzanti, lo sguardo teso scrutava i gesti dei due uomini.
La sua mano mi sfiorò il capo, era fredda come un ghiacciolo, nonostante facesse caldo.
Mi sussurrò “stai tranquillo, mia piccola luce, ricordati le parole di tuo padre”.
Mio padre, oltre a dirmi che sarebbe andato tutto bene, mi aveva anche confidato un segreto. Mi disse: “Zacaria, ricorda, quando si sogna forte e bene, i sogni si realizzano”.
E io da allora ci provo e riprovo.
Ma sto ancora imparando a sognare forte e bene.
Sicuramente se già fossi bravo papà sarebbe con noi.
GARMANIA
A proposito non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Zacaria, ho cinque anni e sono nato in un villaggio che sta in Senegal.
Il mio villaggio non è molto bello ma nessuno di noi pensava di lasciarlo. Poi è arrivata la siccità che dura ormai da diversi anni e sono arrivati anche uomini cattivi, uomini armati, che urlano, forse anche più forte di quello che sta in fondo al gommone. Così per sopravvivere siamo dovuti partire. Io non so cosa voglia dire bene sopravvivere, l’ho sentito dire da mio padre a mia madre, ma penso sia una cosa molto importante. Non siamo partiti tutti perché costa molto il viaggio. Siamo partiti solo in quattro, io, mia mamma e due mie sorelle. Papà e i miei fratelli arriveranno poi. Noi andiamo da mio zio, che abita in un posto dal nome difficilissimo, che non so pronunciare, che sta in Garmania o giù di lì.
Li si sopravvive mi hanno detto.
VIAGGIO
Sono ormai due giorni che siamo in mare. Non sapevo che era così grande.
Di giorno l’uomo che ha il timone del gommone guarda una bussola, riempie il serbatoio di benzina e ogni tanto dice delle parolacce che non ho mai sentito sputando nell’acqua del mare.
L’altro, quello che urlava forte sembra si sia calmato. E’ lui che distribuisce ogni tanto una bottiglia d’acqua e qualche cosa da mangiare. Prima beve lui un lungo sorso poi la dà a noi.
Tutto questo movimento continuo, incostante mi dà un po’ di fastidio. Però ho sete, molta sete, e l’acqua non mi basta. Deve averlo capito anche quell’uomo perché appena mi passa la bottiglia me la toglie subito.
Il mare non è più tranquillo come quando siamo partiti e anche il cielo non è più limpido. Di notte le stelle non ci sono più, ci hanno lasciati. Secondo me soffrono anche loro il mal di mare e allora sono tornate a casa.
EPILOGO
Un urlo nella notte mi sveglia di soprassalto.
Davanti a noi si vedono le luci di una grande barca. Ci sono persone che urlano sulla barca, fanno dei gesti con delle luci.
L’uomo che guidava il gommone non è più al suo posto. Mi sembra di averlo visto nascosto tra le donne a prua e anche l’altro, quello che urlava e non mi dava l’acqua, l’ho visto steso sul fondo del gommone.
La gente si agita sempre di più. La barca sta venendo verso di noi e ci passa vicino, su un fianco.
Le donne che stavano a prua del gommone si sono spostate tutte insieme verso la barca e così facendo il gommone ha fatto un balzo, prima in alto e poi si è piegato.
Non trovo più il vestito della mamma.
Sento freddo, l’acqua mi è entrata nelle narici e nella gola. Faccio fatica a respirare.
Solo adesso mi accorgo che non sono più sul gommone ma mi trovo in acqua.
E solo adesso scopro che è importante saper nuotare.
Sbatto forte le braccia, chiudo gli occhi e provo a sognare forte,
forte e bene.
Ma non sono ancora bravo
a sognare forte e bene.