Passeggiavo in riva al mare, oziosamente, quando vidi venire verso di me un uomo che camminava sul bagnasciuga. Indossava un abito scuro firmato. Era una visione fuori luogo, che apparteneva a un altro contesto. A un altro sogno forse? Notai stupito che le sue scarpe lucide erano impermeabili e non s’infradiciavano sulla sabbia bagnata, che vi scivolava sopra come sul vetro.
Nessun altro, sulla spiaggia, sembrava aver notato lo strano personaggio.
Giunto di fronte a me, mi tese la mano destra e io gliela strinsi, più per curiosità che non per l’effettivo piacere di averci a che fare.
Non era certo un ragazzino, ma aveva un aspetto curato ed era in splendida forma. Aveva inoltre il fascino di chi è sicuro di sé. Vi era però un’espressione indecifrabile nei suoi piccoli occhi verdi e nella piega maliziosa delle sue labbra, che mi metteva a disagio. Mi accorsi subito che si trattava di un venditore nato.
Sarà una trovata pubblicitaria, pensai. Speriamo se ne vada in fretta.
Notai che nella sinistra reggeva una valigetta portadocumenti.
– Buongiorno signor Buzzelli, ho una proposta da farle.
– Come sa il mio nome?
Muovendo rapidamente la mano, come se stesse spolverando un mobile immaginario, mi fece capire che non era il caso di perdere tempo in chiacchiere.
– Dunque, ora mi ascolti attentamente. Questi venti euro sono per lei, se accetta di gettare nel mare un piccolo sacchetto dell’immondizia che le verrà consegnato tra un’ora, presso il molo.
Guardai dei bambini giocare fra le onde. Poi guardai la banconota con un’espressione a metà tra l’indignato e il divertito. Avrei voluto controbattere con forza, o allontanarmi ridendogli in faccia per una simile assurdità.
Ma esitai per un istante, e lui si mosse verso gli scogli, invitandomi a seguirlo.
– Io non voglio, mi creda, che questi bambini, così belli in questa luce, nuotino nell’immondizia. Ecco perché ho predisposto una piccola barca a remi, poco più avanti, con la quale lei potrà raggiungere l’ultima boa che vede all’orizzonte. Da lì passa una corrente subacquea molto forte, che porterà il sacchetto lontano da qui.
– E dove arriverà?
– Non lo so e non mi importa. Ciò che conta è che non si turbi la pace di questo idillio.
– Ma altrove vi saranno altri bambini e nuove spiagge!
– Certo, altrove, ma molto lontano da qui. E sappiamo entrambi che lei non è mai stato un gran viaggiatore.
Era vero. Mi sforzai di mascherare lo stupore e di assumere un contegno sarcastico, ma avevo l’inquietante certezza che quell’uomo diceva sul serio. Me lo sentivo.
– E cosa mai dovrebbe contenere il sacchetto? Per uno dell’umido, magari…
Credevo che a furia di battute si sarebbe allontanato. Lo speravo.
– Non si può conoscere il contenuto del sacchetto. Potrebbe esserci di tutto.
– Ma per favore!
– Non se ne vada, prego. Mi lasci finire. Mi rendo conto che per così poco non vale nemmeno la pena starmi ad ascoltare. Ma io sono disposto a pagarla venti euro ogni volta che accetterà di fare quanto le ho spiegato: per ogni sacchetto che lei butterà in mare. Ci pensi, le ho appena offerto un’imbarcazione: potrebbe caricarne almeno una trentina! E dopo una rematina tonificante fino alla boa più lontana, lei oggi potrebbe guadagnare seicento euro. E nessuno qui ne soffrirà.
– Già, m’immagino la scena: una barchetta carica d’immondizia che sfila tra i bagnanti! Ma le pare!? E se mi becca la Guardia Costiera che dico? Lasciatemi andare! Sto solo facendo il mio lavoro per conto del signor… Come ha detto che si chiama?
– Nessuno la fermerà.
Di nuovo ebbi la strana sensazione che non mi stesse mentendo.
– Lei non ha l’aria dello sciocco. Avrà capito che se volesse, con un minimo investimento, potrebbe tranquillamente procurarsi una chiatta, per iniziare, con la quale portare al largo anche migliaia di sacchetti ogni giorno…
Pronunciò queste parole sottovoce, quasi sibilando, guardandomi di sottecchi con il ghigno del giocatore che può vincere senza bluffare.
Mi arrestai. Per un attimo iniziai a fantasticare dietro alle sue parole e sentii le ginocchia vacillare per le vertigini. Riuscivo già ad udire, inebriato, lo scroscio di centinaia di migliaia di euro che, a cascata, si sarebbero riversati ogni giorno sul mio conto in banca. Mai più rinunce…
– Vogliamo formalizzare la cosa?
Mi mostrò la valigetta. Io non risposi. Una volta milionario avrei finalmente avuto la libertà di viaggiare! Eppure, in quell’istante, realizzai che nella spiaggia più lontana, trasportati dalla corrente, mi avrebbero atteso tonnellate di sacchetti dell’immondizia velenosi e maleodoranti.
Se fino a un secondo prima avrei firmato quel contratto col sangue, ora la mia mente si stava popolando di centinaia di transatlantici carichi di pattume. Il nostro pianeta mi appariva dall’alto come un piccolo arto in cancrena, azzurro-verde, striato dalle nere scie delle mie navi che, come oscure vene, pulsavano soffocandolo come un tumore maligno.
L’uomo in giacca e cravatta appoggiò la mano sulla mia spalla, con fare consolatorio.
– Non si agiti, la prego. Vorrei mostrarle una cosa che la farà sentire meglio. Mi segua.
Mi condusse a una larga pozza d’acqua fra gli scogli. Lì raccolse un sassolino bianco.
– Cosa siamo noi rispetto agli oceani infiniti? Immagini le sconfinate distese d’acqua salata, che si perdono all’orizzonte. Pensi alla profondità degli abissi ancora inesplorati, rispetto ai quali le più alte montagne in superficie non sono che piccole colline. E come deve apparire il più imponente dei nostri transatlantici, visto da laggiù? Nulla più che questo minuscolo sassolino.
Detto questo, lo lasciò cadere nella piscina naturale nella quale ci trovavamo. Arrivò un’onda e rimescolò il fondale. Si dissolse la schiuma insieme al mio breve attacco di panico. Il mio respiro si fece più regolare.
– Me lo potrebbe, cortesemente, recuperare?
Il mio sguardo era fisso sull’acqua, tornata trasparente, ma indovinavo dal tono che l’uomo d’affari sorrideva, compiaciuto della sua trovata.
– Fanno tutti così, non si preoccupi. All’inizio la proposta li spaventa, ma poi diventano più obiettivi.
– In che senso “tutti”? Ma quanti…
– Pensi che un sacco di scemi, inspiegabilmente, già lo fanno gratis! Non lo trova divertente?
– Ma chi diavolo è lei?
– Mi perdoni, ma non ho altro tempo da perdere. La proposta è chiara. Vuole firmare o no?
Abbassai di nuovo lo sguardo al mare e mi resi conto che, senza accorgermene, avevo ritirato i miei piedi dall’acqua.
“Vuole firmare o no?”
di Stefano De Palma