Esistono in fondo agli occhi luoghi segreti dove nascono immagini invisibili, ed è lì che ti incontrai.
Quella sera, passeggiando, mi trovai per caso di fronte al bar, c’era molta gente, chi fumava, chi beveva, chi semplicemente oziava facendo finta di pensare, ma in realtà era sospesa sull’oblio di una giornata persa.
Tu, eri appena andata via, ma la tua ombra elegante e sinuosa, persistente come un profumo primigenio, era ancora lì, e disegnava sulla pietra il tuo profilo perfetto.
Nessuno notò le tue forme che, seguendo il profilo degli oggetti, parevano opere d’arte appena abbozzate, un incompiuto d’artista che sa osservare oltre l’ordinario quotidiano.
Fu un attimo, come se il cuore fosse preso in una morsa, mi sentii salire nella carne e nelle vene l’aroma tuo ed immediatamente mi innamorai di te e delle diagonali che proiettavi sul mondo.
Ero timido, impacciato, la paura di un rifiuto mi chiudeva la gola, un senso di vuoto mi irrigidiva le gambe, il passo malfermo ma deciso, presi coraggio, mi avviai osservandoti oltre le mie iridi e mi sedetti accanto a te.
La tua figura si agitò un poco, si girò stupita, non eri abituata ad essere approcciata così, in silenzio da un uomo che tremava dentro e di cui, il rumore del cuore, risuonava nella piazza come un mantra primitivo.
Restammo lì, tra le gambe dei tavoli briciole di pane su cui alcuni passeri saltellavano allegri, ignari di essere testimoni di un attimo di magia, d’intorno la gente continuava a vivere come in un mondo parallelo, noi, richiusi in una bolla di vetro percepivamo solo rumori attutiti, tutto era concentrato su di noi, anche il sole che piano iniziava la sua discesa ci osservava sorpreso.
Ad un tratto il tuo viso immaginario mi osservò incuriosito, un’espressione rilassata ma intensa, eri bellissima. L’ovale del tuo viso sullo sfondo di un cespuglio verde smeraldo, appariva come un fiore di inespressa primavera, troppo bello per essere mostrato a tutti, pareva un bocciolo in divenire, esaltando un’essenza ancora in embrione.
Il rumore d’intorno, pian piano si placò, ora eravamo soli, io e la tua ombra, allungata dal tramonto di un colore ambrato come la tua pelle che mai vidi, piccoli riflessi brillavano tra i tuoi capelli come su creste d’onda in perenne movimento ed io, piccolo uomo su uno scoglio umido di mare e di tempo immobile, ti osservavo muto, nemmeno il vento faceva rumore per rispetto alla tua bellezza, e tutto ciò mi penetrò come una lama di parole sospese, rendendoti ancor più affascinante ed irraggiungibile.
Le pieghe del tuo abito lasciavano filtrare piccoli raggi di luce che ricamavano la pietra, filigrane mute di magnificenza inaudita. Poggiai la mia mano sulla tua, sentivo le tue vene pulsare tra il grigio e la tovaglia, emozionante, nella tua assenza il ritmico ondeggiare della tua presenza.
Trasmettevi riflessi, demolendo le squallide convenzioni di una fisicità necessaria per poter amare. In quel momento percepii il senso di appartenenza ad un’essenza e compresi che l’amore non ha peso, né forma, né luogo.
Fissai i tuoi occhi grigi con intensità e un piacere interiore, che mai avevo provato, era come scavare le tue radici e seguirne il diramarsi alla ricerca dell’acqua, perdendosi nei labirinti del tuo essere, consapevole che non avrei più fatto ritorno.
Con timidezza carezzai il profilo dei tuoi capelli, lisci come una lastra di cristallo su cui il sole disegnava gli ultimi arabeschi, arazzi antichi su cui il vento aveva tratteggiato i tuoi pensieri liberi che ad esso affidavi senza pudore.
Ma il tempo è tiranno: dovevo agire presto. Il buio stava calando e la tua ombra, sempre più lunga, stava svanendo.
Presi tutto il mio coraggio, mi avvicinai piano al tuo viso, tu mi osservavi con un mezzo sorriso ed attendevi con le labbra socchiuse il passaggio di un fruscio, lento come un battito d’ali appena accennato.
Ti baciai e, mentre le nostre labbra si fondevano nel crepuscolo, ti sentivo sfumare piano nella gola. Mi riempii di te in ogni fibra, in ogni vena, il mio essere era tuo per sempre.
Aprii gli occhi, la tua ombra non c’era più, mi alzai e dopo pochi passi, percepii il tuo cuore battere nel mio, con esso mi incamminai verso una notte senza nome né direzione.
Tu c’eri.
Esistono in fondo agli occhi, luoghi segreti dove nascono immagini invisibili, ci vediamo là… Amore!